Da Bernardo Ramazzini all’agenda 2030, il viaggio della salute e sicurezza del lavoro
Molto tempo è passato da quando nell’anno 1700 Bernardo Ramazzini, medico di Carpi, pubblicò la prima edizione del De morbis artificum diatriba, un vero e proprio trattato scientifico che prende in esame più di 50 diverse tipologie di occupazione mettendole in relazione alle malattie professionali che derivavano dallo svolgimento di quei mestieri.
Ma solo negli ultimi cento anni si comincia a prendere seriamente in esame il tema, dapprima con le leggi degli anni ’50, e poi con la direttiva comunitaria 89/391 dalla quale deriva la “626” del ’94 e quindi il Decreto 81 del 2008.
La logica dell’autocontrollo che permea queste ultime norme, impone al management aziendale di farsi carico della analisi dei problemi di salute e sicurezza del lavoro e delle conseguenti decisioni di mitigazione dei rischi, un vero e proprio strumento di crescita culturale che si è diffuso nelle nostre aziende appoggiandosi sulla sempre maggiore diffusione delle norme tecniche di sistema e di prodotto.
A partire dal 2007 con l’inclusione dei temi della “safety” tra i reati normati dal Decreto 231/2001, questi aspetti entrano definitivamente a far parte della governance aziendale, complice anche il fatto che l’ormai nota agenda ONU 2030 presenta almeno due dei 17 obiettivi riferibili a questo importante tema (“salute e benessere” e “dignità del lavoro”).
Purtroppo però dopo che nel 2020 e nel 2021 il numero degli infortuni era cresciuto in modo assolutamente anomalo, i primi tre mesi di quest’anno mostrano un ulteriore peggioramento del dato, a quanto pare abbiamo ancora molta strada da fare.